Come è noto, il Governo australiano ha recentemente adottato una serie di prescrizioni per la profilassi della cimice asiatica (Brown Marmorated Stink Bug – BMSB) sui container destinati in Australia provenienti da Paesi considerati a rischio (tra cui l’Italia). In particolare è stato previsto un apposito elenco in cui iscrivere i cosiddetti providers, ossia gli operatori in possesso di determinati requisiti autorizzati ad effettuare i trattamenti di fumigazione contro la BMSB (Maggiori informazioni sono disponibili sul sito http://www.agriculture.gov.au/import/before/brown-marmorated-stink-bugs/).

Il 14 gennaio scorso si è tenuto presso la Confetra un incontro con i rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura australiano i quali hanno presentato i dati aggiornati sui trattamenti di fumigazione effettuati dai vari Paesi coinvolti; da questi dati è emerso come l’Italia, sebbene sia uno dei Paesi a maggior rischio per diffusione della cimice, stia ottenendo risultati soddisfacenti sul piano della profilassi nonostante le sia stato interdetto l’utilizzo del bromuro di metile (potente disinfestante bandito in tutta Europa ma non ad esempio negli USA). Durante l’incontro il Governo australiano ha ribadito la necessità di mantenere le rigide procedure di controllo anche alla luce di ritrovamenti di cimici in merci non considerate a rischio (quindi non sottoposte a trattamento); per tale ragione il Governo australiano non ha escluso che la richiesta di trattamento possa essere generalizzata a tutti i tipi di merci, e non solo a quelle considerate a rischio (tra cui ceramica, vetro, ferro, acciaio, sughero, ecc.).

Il Ministero australiano ha inoltre affrontato la problematica della provenienza delle cimici nei container, ossia se la presenza degli insetti possa derivare dal metodo di stoccaggio delle merci prima della spedizione. In quest’ottica, i controlli potrebbero essere effettuati direttamente sulle merci e, se si dovesse riscontrare la presenza di cimici, le stesse potrebbero essere segnalate e monitorate indipendentemente dal porto di imbarco e dal provider che avrà eseguito il trattamento di fumigazione.

Il Governo australiano ha infine ribadito che l’eventuale decisione di sospendere un’azienda dall’elenco dei providers non scatta automaticamente alla minima irregolarità ma solo dopo una serie di verifiche e scambi di informazioni con l’azienda stessa. Secondo il Ministero australiano le sospensioni applicate fino ad oggi devono pertanto essere considerate come una forma di avviso affinché anche il provider rifiuti di eseguire trattamenti laddove non vi siano i presupposti per garantirne la massima efficacia.

A sottolineare lo spirito di collaborazione nei confronti degli operatori la delegazione australiana ha programmato una serie di visite presso le sedi delle aziende sospese per verificare l’esistenza dei presupposti per la loro riammissione.

Il tema sarà affrontato in ambito confederale nella prossima Consulta dei Segretari prevista per il 13 febbraio prossimo.